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Romeo, piccolo grande guerriero
La storia di Romeo, piccolo grande guerriero nato con la trasposizione semplice dei grandi vasi, e il racconto di mamma Elena e papà Matteo. L’aiuto dell’associazione e il supporto psicologico per i genitori
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La diagnosi di cardiopatia congenita
Elena e Matteo sono i giovanissimi genitori di Romeo, nato nel 2019 con una trasposizione semplice dei grandi vasi. Questo è il nome della sua cardiopatia congenita, che di “semplice” però ha ben poco: a cinque giorni dalla nascita, Romeo, piccolo guerriero nato prematuro di un mese con tanta voglia di scoprire il mondo, entra in sala operatoria per affrontare la prima durissima prova della sua vita appena iniziata: sei lunghe ore di intervento a cuore aperto, per dare a lui e ai suoi genitori la possibilità di vivere una vita normale.
Tutto questo accade al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, presso le Unità Operative di Cardiologia e Cardiochirurgia Pediatrica e dell’Età evolutiva del Policlinico di Sant’Orsola (CCHPED), centro di eccellenza unico in Italia e in Europa. Qui, lo scorso anno, il Reparto ha registrato più di 1.000 ingressi. Qui, ogni anno, sono oltre 20.000 le prestazioni ambulatoriali (tra visite cardiologiche, ECG, etc …) per un flusso stimato di oltre 50.000 persone: i pazienti ricoverati per interventi cardiochirurgici, utenti che effettuano periodicamente visite ambulatoriali, le loro famiglie e, sempre più numerosi – grazie ai progressi nella ricerca medica – gli assistiti cardiopatici congeniti adulti (GUCH Grown Up Congenital Heart Disease).
Il supporto psicologico e socioassistenziale
“Ero incinta e durante la morfologica abbiamo scoperto la cardiopatia di Romeo” racconta mamma Elena, causata da un’anomalia dello sviluppo embriologico del cuore nelle primissime settimane di gravidanza.
“Quando ti comunicano che tuo figlio non è sano, è una vera e propria doccia fredda. Non hai idea di cosa stia succedendo, io e Matteo abbiamo subito compreso che si trattava di un problema molto grave, ma che si sarebbe potuto risolvere con un intervento chirurgico alla nascita”. La chirurgia correttiva, benché molto complessa e delicata, in casi come questi rappresenta infatti l’unica possibilità di sopravvivenza del neonato ed offre eccellenti risultati con ottima sopravvivenza a distanza.
A meno di due mesi dal parto, Elena inizia a sentire delle contrazioni e insieme a Matteo decide di rivolgersi all’associazione Piccoli Grandi Cuori.
“Avevo paura che Romeo potesse nascere. Siamo andati per qualche giorno al Polo dei Cuori, la casa di accoglienza dell’associazione, dove la vicinanza e il conforto della psicologa Sara Ruggeri e dell’assistente sociale Clelia Ricci sono stati fondamentali: eravamo molto spaventati”. Dopo cinque giorni trascorsi presso il Polo dei Cuori, Elena e Matteo tornano nella loro Cattolica. Manca poco più di un mese al termine, ma la notte del 18 settembre ad Elena si rompono le acque: da qui, la corsa veloce verso il Policlinico a Bologna. “Siamo arrivati alle 4 del mattino: alle 11 Romeo è nato prematuro di un mese e qualche giorno dopo è stato operato. Il giorno prima dell’intervento abbiamo parlato con il cardiochirurgo e con l’anestesista: ci hanno spiegato com’era fatto il cuore di Romeo e come sarebbero intervenuti. E’ stato un confronto molto tosto, avevamo paura, tanta. Ma il giorno dell’intervento, incredibilmente, eravamo sereni”.
Il coraggio silenzioso dei papà
In queste storie di piccoli e grandi cuori ci sono anche i coraggiosi papà, che “in un angolo” con silenzio e coraggio, affiancano le mamme durante questi difficili momenti.
Ci racconta Matteo: “Non potevo permettermi, durante la gravidanza di Elena, di essere fragile: piangevo di nascosto ma davanti a lei ero tutto d’un pezzo. Ho vissuto tenendomi tutto dentro, in reparto era necessario che facessi da spalla ad Elena: mi sono sfogato quando sono tornato a casa”.
In questo difficile percorso, per Elena e Matteo è stato fondamentale il supporto psicologico dell’associazione che sin dall’inizio li ha presi per mano. “In quei giorni di ricovero mi sono confrontata con altre mamme, ho costruito amicizie e solide relazioni che ancora oggi coltivo, ancora oggi mi sento con Sara, la psicologa, e con Simona, l’assistente sociale. La cosa che ci ha colpito di più di quel periodo è stata la grande preparazione, e umanità, di tutto lo staff”.
I genitori, Elena e Matteo, sono sostenitori attivi dell’associazione; lui Matteo, è il titolare di Mimanera, brand di moda che realizza sneakers personalizzate. Per San Valentino Mimanera ha sostenuto l’associazione attraverso l’iniziativa “Love Story”, la collezione che racconta con ciascun modello di sneakers il capitolo di una storia d’amore, donando dieci euro per ogni paio di scarpe vendute.
“Osserviamo Romeo crescere giorno dopo giorno – conclude Matteo – : vediamo e sappiamo che sta benissimo, anche se tutte le volte che c’è un piccolo problema si alza l’asticella, l’ansia e la paura prendono il sopravvento”.
Ma il tempo, si sa, guarisce tutte le ferite.