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Costanza, nata due volte con il trapianto di cuore
Costanza ha 28 anni ed รจ nata due volte: ha ricevuto un cuore nuovo il 9 marzo del 2021, in pieno Covid
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Ho incontrato Costanza un mercoledรฌ mattina: cโera il sole e lei รจ arrivata con un vestito bianco cangiante, raffinato ed elegante, con una lunga cerniera in mezzo. Le ho detto โhai un bellissimo vestitoโ e lei mi ha risposto โpoi ti spiegherรฒ perchรจ lโho indossatoโ.ย Ci siamo sedute, ed eravamo entrambe visibilmente emozionate: tutte e due abbiamo indossato una Fp2, anche se in questo momento la situazione non ne impone lโobbligo, ma io in particolar modo mi sentivo piรน tranquilla cosรฌ.
Il lungo calvario verso il trapianto di cuore
La cerniera del suo bellissimo abito cela il segno del suo nuovo inizio, della sua nuova vita.
Fino a un anno prima, quando sono iniziati i primi sintomi e il lungo calvario verso il trapianto, Costanza ha condotto una vita normale, come quella dei suoi coetanei.
Non conoscevo ancora la sua storia, ho pensato tanto alle domande che le avrei potuto fare durante lโintervista, ma alla fine non sono riuscita a preparare nulla. Sapevo, sentivo che sarebbe stata una lunga chiacchierata densa di emozioni e informazioni da trascrivere, di date e di dettagli medici relativi alla sua storia clinica. Quello che non sapevo, quello che non mi aspettavo, era che mi sarei trovata di fronte una persona che ha vissuto e vive il suo percorso di cura con estrema consapevolezza. Prima di incontrarla mi sono confrontata con Franca, una delle psicologhe dellโassociazione Piccoli Grandi Cuori, che insieme a Sara ed Enrica lโha seguita durante il suo lungo ricovero e nel percorso del trapianto.
Costanza, il cui nome deriva dal greco e significa โsplendidamente solareโ, ha portato il sole nella mia giornata: di lei mi hanno colpito la delicatezza, la pacatezza, la resilienza, termine tanto abusato quanto mai espressivo della sua persona. Con estrema razionalitร abbiamo percorso insieme tutte le tappe della sua โprimaโ vita: lโinfanzia, lโadolescenza, la maturitร , lo sport, dal nuoto alla ginnastica artistica.
La diagnosi di cardiomiopatia
โTra i 10 e i 14 anni praticavo pallavolo: allโinizio era tutto un gioco, poi รจ diventata unโattivitร seria e abbastanza intensa, sentivo che qualcosa non andava ma non capivo cosa fosse; a volte ero in forma, altre volte facevo piรน faticaโ – racconta Costanza. โA quellโetร vuoi essere parte del gruppo, vuoi aiutare le tue compagne di squadra, non vuoi essere di peso. Pensavo, casomai ho mangiato poco, magari va cosรฌ e basta. Ero molto testarda. Il mio allenatore di allora, avevo 14 anni, riconosceva che non ero cosรฌ forte come le mie compagne di squadra ma comunque mi dava la possibilitร di esprimermi. Nel 2009, durante una visita della medicina sportiva, mi hanno fatto un elettrocardiogramma (come di routine per le visite medico-sportive) e una prova da sforzo. La dottoressa, appena visionati i risultati, mi ha subito indirizzato a Bologna: รจ lรฌ che ho incontrato per la prima volta il dott. Ragni: mi ha spiegato molto chiaramente la mia patologia, si chiama โcardiomiopatia ipertrofica non ostruttivaโ. Ho compreso che non avrei piรน potuto fare sport, ma che avrei potuto condurre una vita normale: studiare, camminare, andare in bicicletta, visitare una cittร , viaggiareโ. E cosรฌ รจ stato.
Costanza conduce una vita sotto tutti gli aspetti โnormaleโ, fino al 2012, quando le viene impiantato un defibrillatore sottocutaneo in via preventiva. โI miei dottori mi hanno sempre spiegato tutto, sin dallโinizio: e di loro ho sempre avuto fiducia, mi sono affidata, non ho mai avuto paura. Certo, forse allโinizio sรฌ, ma poi il tempo passa e anche il defibrillatore รจ diventato parte della mia quotidianitร . Per me non era disabilitante. Per il resto ho continuato la mia vita normale, sono stata in Inghilterra a fare volontariato e lรฌ ho incontrato il mio attuale compagno, che vive in Germania. Ho frequentato lโuniversitร , a Parma, e mi sono laureata in Storia dellโArteโ.
La prima scarica elettrica al suo cuore
โDopo aver terminato tutti gli esami del quinto anno, mi sono dedicata alla preparazione della tesi, mi piaceva molto quello che studiavo e volevo scrivere bene la tesi. Mi ero data delle scadenze ma la stesura procedeva a rilento. Forse in questa bolla di normalitร io, ma anche i miei genitori, ci eravamo come โdimenticatiโ della mia patologia, perchรฉ tutto sommato conducevo una vita al pari degli altri. Ho cercato di spiegarmi questa stanchezza dal punto di vista psicologico, pensavo fosse la pressione della tesi, anche i miei coetanei si sentivano cosรฌ.
Nonostante la fatica sono riuscita a terminare la tesi, nellโestate del 2019, poi sono andata in Germania a trovare il mio ragazzo e a dicembre mi sono laureata. Il giorno dopo la festa di Laurea, a dicembre, il defibrillatore ha inviato la prima scarica elettrica al mio cuore: mi sono accorta che qualcosa stava accadendo, mi sentivo svenire, al mio ragazzo ho detto โnon ti preoccupare, ho il defibrillatoreโ.
Costanza con estrema calma, razionalitร e luciditร mi racconta ogni singolo dettaglio del suo percorso di cura, che viene sempre โconditoโ da quelle due parole: โero tranquillaโ.
โQualcosa stava cambiando dal punto di vista clinicoโ prosegue Costanza.
โA gennaio del 2020 ho fatto il mio primo cateterismo, nel mentre ho continuato con i miei progetti, mi sono trasferita a Modena in una famiglia tedesca per dare loro aiuto con i bambini. Improvvisamente, perรฒ, ho iniziato a stare male. Eโ stato tutto velocissimo, sono comparsi i primi sintomi dello scompenso cardiaco. Il mio corpo mi ha fatto capire chiaramente che qualcosa non andava e di nuovo ho avuto una scarica elettrica al cuore con il Dae. Sono stata ricoverata in Ospedale e nel frattempo รจ arrivato il Covid. Ricordo ancora quando sentii mia mamma al telefono e lei, che era insegnante, mi comunicรฒ che le scuole stavano chiudendo per il virus. Quando mi hanno dimesso sono tornata a casa ma continuavo a sentirmi molto stanca, stavo quasi sempre a letto. Abbiamo anticipato il controllo al SantโOrsola e lรฌ mi hanno ricoverataโ.
La notizia: serve un trapianto
Sono gli inizi di aprile anno 2020, uno dei momenti piรน drammatici a causa della pandemia, e Costanza riceve la notizia dai medici: dovrร intraprendere la strada del trapianto cardiaco.
โQuando mi hanno comunicato la notizia del trapianto cโerano anche i miei genitori: nonostante il lockdown hanno dato loro lโautorizzazione per incontrarmi. Ricordo che erano tutti in cerchio, in camera, insieme ai medici cโera Sara, la psicologa dellโassociazione Piccoli Grandi Cuoriโ.
Costanza รจ una persona molto riservata e comprendo che รจ davvero unโaltra grande sfida per lei raccontare il suo percorso di cura.
โDopo che i medici mi hanno comunicato la notizia ho detto โfacciamo quello che bisogna fareโ, dopodichรจ i miei genitori sono tornati a casa: a causa della situazione sanitaria non potevano restare con me, ma รจ stato comunque molto importante farli venire per quel momento cosรฌ delicato. Quando sono andati via ho parlato tanto con Sara, la psicologa: รจ stato un momento molto difficile, ma avere lei a fianco mi ha aiutato molto, potermi affidare a lei รจ stato importante. In quel momento la mia testa era confusa, avevo paura, avevo bisogno di una persona che mi dicesse le parole giuste. Mi sono affidata a leiโ.
La notizia del trapianto รจ una notizia che sconvolge, e che coinvolge una parte emozionale molto importante nel paziente e nei suoi familiari.
โLa paura iniziale ha lasciato spazio ad una grande voglia di resistere, di non darla vinta alla malattia, a quanto mi stava capitando. Ero arrabbiata, ma dalla rabbia รจ uscito questo sentimento di rivalsa. Franca, Sara ed Enrica, le psicologhe dellโassociazione, mi hanno aiutato tantissimo a gestire le emozioni e la relazione con i miei genitori: con loro sono molto riservata e forse in un certo senso, รจ stato ed รจ tuttโora un istinto protettivo nei loro confrontiโ.
Costanza, trapiantata di cuore
Costanza inizia il suo percorso di screening, avanti e indietro per i reparti e i padiglioni del Policlinico di SantโOrsola. per fare i controlli e verificare lโidoneitร al trapianto cardiaco. Le sue giornate, come mi racconta, scorrono via veloci e condite da tanta musica e da tanta, tantissima stanchezza.
Terminato lo screening viene dimessa e ritorna a casa. Siamo ancora in pieno lockdown. Quellโatmosfera surreale in cui noi tutti abbiamo vissuto, รจ per lei quasi โun confortoโ.
A giugno 2020 si fanno sentire le prime fibrillazioni e Costanza ritorna in ospedale: entra ufficialmente in lista trapianti. Ad agosto il nuovo ricovero: da quel momento passeranno nove mesi in cui Costanza resterร fissa in ospedale.
Il sostegno psicologico
โTutti i giorni – racconta – avevo un consulto con Sara o Franca. Abbiamo prima di tutto lavorato sullโaccettazione della situazione: facevo fatica anche a leggere dalla stanchezza, mi arrabbiavo perchรจ non riuscivo a fare le cose che volevo. Con il mio ragazzo riuscivo a parlare della situazione e anche a scherzarci su, ma con le altre persone no. Le psicologhe mi hanno aiutato anche in questo: a gestire la relazione con i miei compagni di stanza, con i medici, con i miei genitori. Facendomi sempre sentire libera: tutti i giorni passavano, ma prima di parlare mi chiedevano se ne avessi vogliaโ.
Lโultimo ricovero prima del trapianto รจ stato per Costanza il momento piรน complesso di tutti: โA differenza delle altre volte sapevo che non sarei piรน tornata a casa per molto tempo e che i miei genitori a causa del Covid non sarebbero potuti stare a lungo con meโ. Quando aspetti un cuore nuovo, non sai mai se e quando potrร arrivare.
โRicordo che i primi giorni non avevo nulla con me, solo le cuffiette per la musica. Poi Franca tramite i volontari dellโassociazione mi ha fatto avere due libri, un bellissimo volume su Leonardo da Vinci con i bozzetti dei disegni delle sue macchine e un libro illustrato sugli alberi. Mi limitavo a guardare le immagini, perchรจ i testi non riuscivo a leggerli.
I miei genitori venivano a turno, una settimana lโuno, una settimana lโaltro: quando uno dei due era fuori dallโOspedale, trovava accoglienza al Polo dei Cuori. Anche in questo lโassociazione รจ stata importantissima: al Polo avevano la cucina, dove dormire, dove riposarsi. Al Polo รจ rimasto per un poโ di tempo anche il mio fidanzato quando dalla Germania รจ venuto a trovarmi. Quando mamma o papร venivano da me in reparto, si portavano dietro qualcosa da fare: mio padre ad esempio dipingeva, insieme abbiamo fatto il gattone. Piccoli Grandi Cuori รจ una famiglia, a tutti gli effettiโ.
L’arteterapia per liberare le emozioni
Lโarte, la passione di Costanza, รจ ciรฒ che insieme alla musica la accompagna e la sostiene. Mentre chiacchieriamo mi mostra entusiasta e orgogliosa i lavori che ha realizzato durante i laboratori di arteterapia con Enrica, unโaltra psicologa dello staff. I colori sono spesso il blu e il rosso, quelli che indicano i flussi sanguigni nell’ecocardiogramma-colordoppler. โSono stati momenti importanti, per liberare il gesto, in quei pochi minuti in cui riuscivo ad applicarmi. Tutti i lavoretti che facevamo li attaccavo nella parete della stanza, che diventava colorata: ai medici e agli infermieri piaceva entrare e vederliโ.
In mezzo ai disegni colorati che Costanza mi mostra spuntano anche due creazioni che ha realizzato durante i laboratori con i ritagli delle riviste: uno, in particolare, che Costanza ha realizzato prima del trapianto, colpisce la mia attenzione. Raffigura il torace โappesoโ di una ragazza, al cui interno un mostro ne divora il cuore tenendolo in mano come se fosse qualcosa di succulento da divorare. Eโ unโimmagine molto forte, che inevitabilmente mi colpisce.
8 marzo 2021: un cuore nuovo per Costanza
โRicordo che era pomeriggio, stavo facendo merenda: ero con mio papร e cโera anche Enrica. Non mi sono illusa: su questo ero preparata, avevo letto bene lโopuscolo informativo sul trapianto e parlato a lungo con le psicologhe. Ti prepari per mesi alla speranza di ricevere quella notizia, e quando arriva sei pronto. Eโ entrata Damina, lโinfermiera, e dopo una mezzโoretta sono arrivati i medici. La prima cosa che ti dicono รจ di smettere di mangiare. Poi mi hanno controllato tutti i parametri e alla sera tardi mi hanno detto che il trapianto si poteva fare. Il 9 marzo 2021 ho ricevuto il mio nuovo cuore.
Prima del trapianto ero solo stanca: avevo dolore, ma non sapevo localizzarlo. Non รจ come quando hai mal di pancia, o mal di testa. Dopo il trapianto finalmente ho iniziato a sentire qualcosa. Ero contenta di sentire la ferita, perchรฉ quella ferita significava una nuova vita per me. Sentivo il mio cuore pompare bene, ad un ritmo costante: finalmente, il fantasma che prima avevo dentro di me, non cโera piรน. Appena mi sono ripresa, io e mia mamma abbiamo comprato su internet questo abito che indosso: bianco, perchรฉ รจ il colore che rappresenta un nuovo inizioโ.
La nuova vita e la ricerca di un lavoro
Quando ho incontrato Costanza mi sono accorta che aveva con sรจ un sacchetto: nella mia piรน totale ignoranza ho pensato fossero medicine. Mentre si conclude la nostra chiacchierata, lei apre il sacchetto ed estrae tanti piccoli mattoncini, che riversa sul tavolo che ci separa. Ciascuno di questi mattoncini corrisponde ad una settimana trascorsa in Ospedale: li ha realizzati, uno ad uno, durante il suo lunghissimo ricovero.
โRappresentano il tempo che passa: mi piace lโidea che lโarte non sia solo figurativa ma possa anche essere la rappresentazione del tempo che passa. Prima o poi, vorrei fare unโinstallazione con tutti questi mattoncini. Oggi conduco una vita normale: mi sento bene e spesso mi ripeto che non devo per forza fare le cose che faceva prima. Cammino, pratico yoga, se volessi, potrei anche correre. Certo, mi stanco, ma รจ una stanchezza genuina. Sono invalida civile: al momento non lavoro e il mio progetto di vita รจ quello di andare in Germania dal mio fidanzato che raggiungerรฒ a breve per trascorrere insieme a lui lโestate.
Ho scoperto la mia cardiopatia, oggi so quali sono i miei limiti e anche i miei diritti. Ho diritto di essere una invalida civile, ho diritto di avere un lavoro: vorrei lavorare in un museo e aiutare nella gestione di una Collezione dโarteโ.